Christine Lagarde: la chiave sta nei modelli di genere

Una delle donne più potenti della Terra, uno dei leader più ascoltati a livello internazionale.
È Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale, che il 9 dicembre ha partecipato al convegno “Donne, economia e crescita” organizzato dal Corriere della Sera.

Sì, direttore, perché al suo titolo l’avvocato francese ci tiene: “mia madre, che è stata il mio primo modello – ha raccontato – quando sono stata nominata ministro mi ha detto: non farti chiamare la ministra, c’è una disciplina nella grammatica”. Lei è così: diretta e informale. Del resto, per fare un lavoro del genere, devi esserlo, soprattutto in un mondo – quello della finanza – dominato da squali, tutti rigorosamente uomini.

Il dibattito con Beppe Severgnini ed Emma Bonino è stato interessante sotto diversi aspetti. In particolare, sono emersi alcuni fattori che possono aiutare le donne a ricoprire ruoli di responsabilità in tutti i campi. Senza essere sottovalutate – come succede (quasi) sempre – rispetto ai colleghi dell’altro sesso.

Un argomento che è stato sottolineato è quello dei modelli di genere: “non sono un’esperta di psicologia, sociologia o educazione, ma credo che il modo in cui le giovani sono educate, gli spettacoli o i film che si fanno vedere loro, non ci aiutano”. C’è quindi, a suo parere, un problema di rappresentazione: le donne devono essere le prime a mostrare le proprie capacità, senza paura dei luoghi comuni e dei pregiudizi.

Qualcosa sta già cambiando, è vero, ma bisogna abituarsi sempre di più a valutare competenze ed esperienze personali senza distinguere tra i generi.

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